Le fratture da stress sono lesioni frequenti, e sono il risultato di sollecitazioni meccaniche ripetute ed eccessive a livello dell’osso .
Le localizzazioni più comuni delle fratture da stress riguardano la tibia (23,6% dei casi), lo scafoide tarsale (17,6%), i metatarsi (16,2%), la fibula (15,5%), il femore (6,6%), le ossa dello scavo pelvico (1,6%) e della colonna vertebrale (0,6%). Anche se con minore frequenza, in soggetti che partecipano a sport di lanci o che prevedono movimenti con le braccia poste al di sopra del capo le fratture da stress possono svilupparsi anche a livello di ossa dell’arto superiore.
Sono esposti ad un rischio più elevato di fratture da stress i soggetti che si sottopongono ad allenamenti ripetuti e ad alta intensità, come atleti e militari. L’aumento del rischio riguarda ad esempio i soggetti che corrono per più di 40-50 km la settimana,4,7 così come atleti che praticano
atletica leggera, pallacanestro, calcio, danza. Le donne presentano un rischio più elevato rispetto agli uomini; la differenza tra i 2 sessi è più pronunciata tra il personale militare. Il rischio di fratture da stress risulta più marcato in presenza di condizioni di scarsa nutrizione, e risulta associato ad alcune abitudini di vita.
Esami di imaging
Alla luce della sua ampia disponibilità e del costo economico ridotto, il primo esame di imaging deve essere
una semplice radiografia . L’esame è in genere negativo in una fase iniziale, ma può diventare positivo con il passare del tempo (sensibilità
iniziale del 10%5; sensibilità del 30-70% dopo 3 settimane11).
Pertanto, quando l’esame iniziale è negativo e non è necessaria una diagnosi urgente la radiografia può essere ripetuta dopo 2-3 settimane.
La radiografia standard può inizialmente evidenziare la lesione in base ad una rarefazione ossea. La presenza della frattura da stress può essere confermata da evidenze più indirette, che compaiono in una fase successiva, come ad esempio: ispessimento o sclerosi del periostio, alterazioni corticali con diminuzione iniziale della densità (“corticale grigia”) e, più frequentemente, formazione di un callo osseo, oppure ispessimento e sclerosi endostali.
Anche se la tomografia computerizzata (TC) viene regolarmente utilizzata nella diagnosi delle patologie ossee, il valore diagnostico di questo esame è in realtà limitato, rispetto ad altre modalità di imaging, a causa della bassa sensibilità e della più elevata esposizione a radiazioni.
Per la TC multistrato sono stati descritti risultati promettenti, ma la performance dell’esame rimane comunque inferiore rispetto ad altre modalità diagnostiche, come la scintigrafia o gli esami di imaging mediante risonanza magnetica (magnetic resonance imaging, MRI).
Grazie alla sua elevata sensibilità la scintigrafia ossea a fase tripla veniva in passato considerata il test di conferma per la diagnosi di fratture da stress.
Malgrado le limitazioni associate al costo economico elevato ed alla disponibilità dell’esame, La Risonanza Magnetica (RM) ha ormai sotituito la scintigrafia come esame di conferma diagnostica. La RM possiede una sensibilità uguale o leggermente superiore alla scintigrafia, ma è caratterizzata da una specificità più elevata.
Per tale motivo lo American College of Radiology consiglia di eseguire un esame MRI quando la radiografia standard risulta negativa. MRI consente di esaminare con maggiore dettaglio i tessuti circostanti, e grazie a questa capacità può essere utile nella diagnosi differenziale.
L’ecografia osteo-muscolare sta diventando sempre più diffusa, ma i dati riguardanti l’utilità di questo metodo nella diagnosi delle fratture da stress sono ancora limitati.
Prevenzione
Modificazioni dei programmi di allenamento possono ridurre l’incidenza delle fratture da stress; i programmi
di allenamento specifici vanno individualizzati al singolo paziente. Lo stretching muscolare degli arti inferiori condotto durante il riscaldamento prima dell’esercizio non sarebbe efficace nella prevenzione delle fratture da stress.
Nel personale militare è stata descritta un’efficacia preventiva nei confronti delle fratture da stress degli arti inferiori da parte di interventi ortotici, come ad esempio l’inserimento nelle calzature di sottopiedi per ridurre le sollecitazioni meccaniche.
Le integrazioni di calcio e di vitamina D potrebbero avere un ruolo nella prevenzione delle fratture da stress, anche se questo aspetto è ancora controverso.
Per la prevenzione delle fratture da stress sono stati proposti anche i bifosfonati senza che tuttavia siano stati ottenuti risultati significativi.