L’epidemia africana da virus EBOLA
In questi ultimi mesi l’attenzione delle autorità sanitarie occidentali si è concentrata sulla comparsa di
un’epidemia infettiva virale in alcuni paesi dell’Africa occidentale. L’agente responsabile è stato individuato nel virus Ebola, cosi chiamato da un fiume del Congo, lungo il quale la malattia si è manifestata per la prima volta negli anni ’70. Si tratta di un virus ospite abituale di animali della giungla, scimmie, scimpanzé, antilopi della foresta e pipistrelli ( questi soprattutto sono stati indicati come responsabili della trasmissione del virus dell’epidemia in atto, chiamati anche volpi volanti, abitanti delle foreste pluviali e completamente diversi dai pipistrelli nostrani ) che in determinate condizioni possono essere trasmessi all’uomo, tanto che sono state documentate in passato piccole epidemie. L’infezione risultava inizialmente molto aggressivo ma andava progressivamente spegnendosi nel successivo passaggio uomo-uomo. Quest’ultima accensione epidemica ha invece un comportamento diverso come se il virus abbia subito una mutazione, rendendosi capace di trasmettersi più volte tra uomo e uomo e quindi allargando le zone colpite. Le statistiche dell’Organizzazione mondiale della Sanità riferiscono di oltre duemila persone colpite con più del 50% di decessi. La malattia viene indicata come Malattia da virus Ebola oppure come Febbre emorragica da virus Ebola.
Naturalmente si è creato un certo allarme per il timore che si possano verificare casi di malattia anche in occidente vista l’enorme facilità che individui infetti già con i primi sintomi possano giungere al nostro contatto. Questa evenienza comunque appare abbastanza improbabile per una serie di motivi. Anzitutto l’elemento biologico che rassicura è che la trasmissione dell’infezione avviene attraverso stretti contatti tra malato e sano, tramite scambio di sangue, urine, feci e altre secrezioni, condizione che si può considerare molto difficile se non eccezionale in una società del livello igienicosanitario come il nostro. In secondo luogo i sistemi di controllo alle frontiere o alle dogane è tale da poter individuare qualunque persona sospetta al suo arrivo. In terzo luogo il soggetto infetto può trasmettere l’infezione solo quando sono comparsi i sintomi della malattia. Inoltre i soggetti infetti vengono abitualmente isolati anche nei paesi di origine e in ultimo il periodo d’incubazione è relativamente breve e il virus è pochissimo resistente all’aria, al sole e a qualunque tipo di lavaggio degli indumenti contaminati.
I sintomi della malattia sono rappresentati da comparsa improvvisa di febbre, forte debolezza,dolori muscolari, mal di testa cui seguono, nelle forme gravi, vomito, diarrea ed emorragie cutanee e interne, quadro chiaramente grave che può condurre a morte in almeno la metà dei casi. La malattia viene confermata attraverso tests di laboratorio positivi per la ricerca di anticorpi contro il virus, che sono abitualmente presenti già alla comparsa dei sintomi dichiarati. E’ difficile che si verifichino casi con sintomi banali, orientativi debbono essere comunque la febbre e la compromissione delle condizioni generali. Non esiste alcun trattamento riconosciuto anche se le cronache sono state invase da informazioni, comunque da prendere con il beneficio d’inventario, riguardanti l’impiego positivo di sieri di malati cioè con anticorpi specifici e l’approntamento di un vaccino da parte di ricercatori italiani. Va da sé che questo tipo di notizie non interessano il momdo occidentale se non per il destino di soggetti colpiti nelle zone di origine della malattia.
Quali consigli si possono dare per tranquillizzare la popolazione? Per coloro che devono viaggiare nelle zone infette, la raccomandazione principale è quella di evitare ogni contatto in zone a livello igienico primitivo, soggiornare o mangiare in alberghi e ristoranti puliti. Per coloro che venissero a contatto con individui reduci dalle zone infette, Africa occidentale, Guinea, Liberia e Sierra Leone principalmente, è consigliabile la loro sorveglianza diretta, con l’obbligo di segnalare qualunque sintomo sospetto, anche se il rischio che stiano incubando l’infezione è estremamente basso. Bisogna ricordare che attualmente non esiste un vaccino anti-Ebola. Negli Stati Uniti si sta affermando un movimento d’opinione onde approntarlo nel più breve tempo possibile e proprio in questi giorni il presidente Obama ha presentato un programma per sconfiggere il virus.
IN SINTESI NON ESISTONO MOTIVI DI ALLARME PER LA POPOLAZIONE ITALIANA
Prof. Carlo De Bac