Il consumo di caffe’ è stato a lungo considerato potenzialmente nocivo sopratutto se ripetuto
frequentemente nella giornata. Berne una tazzina più volte nelle 24 ore veniva messo in relazione con
un’aumentata frequenza di malattie cardiovascolari, cancro, diabete di tipo II. La caffeina
stimolando la produzione di adrenalina veniva ritenuta responsabile, ad es., di esercitare
inibizione sulla risposta insulinica e favorire la comparsa di un disturbo del metabolismo
glicidico in senso prediabetico.
Recentemente una rivalutazione del problema è stata condotta sia sulla falsariga di nuovi
approfonditi esami chimici che di ricerche epidemiologiche inappuntabili.
Anzitutto il caffè contiene composti quali fenoli, magnesio, trigonellina e altri che sono in grado di svolgere
una sicura azione antiossidante e sono capaci di sensibilizzare i tessuti all’insulina, riducendone la
resistenza all’ormone.
D’altro canto è stato visto che la caffeina stimola le cellule del tessuto adiposo a produrre un
ormone ipolipemizzante (che facilita lo smaltimento dei grassi ) e quindi antiarteriosclerotico.
Questi risultati assumono un valore fisiologico di significato metabolico perché sono di segno contrario e
addirittura prevalente rispetto a quello finora attribuito alla caffeina.
In secondo luogo una recentissima inchiesta condotta in Germania su circa 50-000 persone divise in tre
gruppi equivalenti per età, sesso e stili di vita ma differenti per consumo di caffè, caffè decaffeinato e
senza, seguite per anni. I risultati non hanno messo in evidenza alcuna associazione significativa
tra consumo di caffè e rischio di patologie cardiovascolari, di tumori o di diabete.
Sembra quindi di poter concludere che il caffè si può bere senza problemi e può continuare
ad essere motivo di aggregazione e di incontro, secondo le inveterate abitudini mediterranee.