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Le lesioni meniscali in RM

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La lesione meniscale si rivela clinicamente dopo traumi distorsivi del ginocchio od anche per ripetute sollecitazioni nel tempo  che dapprima ne determinano la degenerazione e successivamente la rottura.

I segni clinici sono caratterizzati da dolore articolare riferito all'interlinea, click articolare, disturbi nei movimenti in flesso-estensione con possibili blocchi in estensione qualora vi sia un frammento basculante di menisco.

Esiste una classificazione delle lesioni meniscali basata su rilievi RM.

 
Si parla di lesione di I grado per indicare la presenza di globulari o focali fenomeni degenerativi di tipo mixoide a partenza dalla regione centrale della fibrocartilagine  lungo il piano  di clivaggio, povero di  fibre perforanti che sembra dividere la porzione femorale da quella tibiale. La lesione di II grado rappresenta l’evoluzione  e l’estensione di questi fenomeni lungo lo steso piano orizzontale di clivaggio senza determinare l’interessamento dei versanti articolari del menisco. La lesione di grado III non necessariamente rappresenta l’evoluzione di procesi degenerativi: essa viene considerata la lesione più significativa, spesso sintomatica, che interessa almeno un versante articolare del menisco.

 
CLASSIFICAZIONE ARTROSCOPICA in base all'orientamento della lesione
 
La classificazione artroscopica delle lesioni meniscale si basa su l’orientamento del vettore di lesione rispetto alla superficie articolare del menisco. Si riconoscono lesioni longitudinali, radiali, orizzontali e flap (schema anatomico soprastante). Ognuna di esse può avere sviluppo verticale, obliquo od orizzontale, e più di una di queste componenti.

La lesione longitudinale  riguarda la porzione periferica del menisco, generalmente il corno posteriore del menisco interno, e può avere una direzione  puramente verticale o presentarsi obliqua rispetto alla superficie articolare. Essa interessa sempre tutti e due od uno dei versanti femorale e tibiale della fibrocartilagine.
La lesione orizzontale è generalmente espressione di  stress tangenziali che agiscono lungo il piano connettivale di clivaggio creato dalle fibre radiali .  I fenomeni degenerativi possono presentare sviluppo parameniscale di tipo cistico e conseguente ingombro articolare, più significativo nelle sedi in cui più   serrate sono le connessioni menisco-capsulari.
 La cisti meniscale va differenziata con il ganglio sinoviale che assume nel cavo articolare frequentemente localizzazioni adiacenti alle componenti meniscali  ma che non presenta alcun tramite con esse. 
 
 
La lesione radiale segue l’orientamento delle omonime fibre intrameniscali e prende origine dal bordo libero laddove massima è la sollecitazione della trazione sul menisco durante i  movimenti in flesso-estensione ove si determina la deformazione della fibrocartilagine dovuta all’allungamento della distanza tra i rispettivi corni. Da ricordare infatti che nella massima estensione e flessione il menisco, che rimane ancorato nei suoi corni, viene rispettivamente stirato in avanti dalle connessione menisco-rotulee e posteriormente dalla capsula articolare.
La lesione flap può essere conseguenza di una lesione radiale od orizzontale; riguarda il versante femorale o tibiale del menisco  e nei casi in cui riguarda una consistente parte di fibrocartilagine puo’ determinare la lussazione del frammento nel recesso coronale tibiale o femorale, entrambe ben documentabili con RM come pure la risposta sinoviale perimeniscale che spesso si associa.
 
 
Le lesioni longitudinali possono dividersi in composte e scomposte; le prime possono essere stabili o instabili, le secondo solo instabili. Le lesioni longitudinali instabili presentano un frammento fibrocartilagineo ribaltato nella gola intecondiloidea (immagine coronale e sagittale  in basso) e connesso unicamente in corrispondenza dei rispettivi corni  (lesione a manico di secchio) ove è apprezzabile la zona di riflessione (immagine assiale in basso indicata dalla freccia). Queste lesioni nella gran parte dei casi sono associate a lesione del legamento crociato anteriore e sono pertanto verosimile conseguenza di una condizione di instabilità articolare.